Due Carnevali storici in Campania: Sant'Arpino e Capua.
(Anita Pascarella) Il
Carnevale arriva ogni anno, pur non essendo sempre rispettoso della stessa
cadenza.
Si tratta di una festa antichissima, la sua tradizione risale infatti, ai tempi
saturnali romani e delle dionisiache greche. Nel calendario romano segnava l'inizio
del nuovo anno, poi, con l'avvento del Cristianesimo ha trovato una
collocazione nel quarantesimo giorno precedente la Santa Pasqua.
Carnevale deriva dal latino "carnem" "levare" ed indica che
a partire dal Giovedì Grasso in poi, sarebbe stato peccato mangiare la carne
nei venerdì delle settimane successive fino a Pasqua. Proprio per questo il
giorno del Giovedì Grasso si era soliti fare una grande abbuffata di carne per
prepararsi ad affrontare il giorno successivo.
La settimana successiva cade invece, il Martedì Grasso, che solitamente ha
sempre segnato la fine del Carnevale e l'inizio della Quaresima, il
giorno successivo (mercoledì delle ceneri).
In Campania, ci sono delle tradizioni carnascialesche particolarmente
importanti o per meglio dire storiche.
Si tratta del Carnevale Atellano e di quello Capuano.
SANT'ARPINO

Qualche tempo fa, mi sono ritrovata a parlare con Elpidio D'Antonio, a
proposito delle tradizioni carnascialesche di Sant'Arpino, il Carnevale
Atellano.
Elpidio è nato nel 1947 a Sant'Arpino e è una persona di grande cultura, ha
studiato pedagogia e filosofia all'università di Salerno, ma nella vita ha
fatto tutt'altro: capodeposito delle ferrovie provinciali. La sua passione è
sempre stata quella di fare il Carnevale, è anche insegnante di lingua
napoletana.
Nel 1982, insieme ad altri giovani del territorio, dopo l'esperienza del '79,
all'età di trentacinque anni, organizzò egli stesso il carnevale atellano e
sono rimasta piacevolmente sorpresa nel momento in cui ho scoperto che anche
quest'anno è stato tra gli organizzatori dei festeggiamenti.
Elpidio ha anche scritto un libro: Nuvole di maschere atellane. Possiamo
dire che si sia occupato pienamente della tradizione sant'arpinese, prima da
attore e poi da studioso.
Attualmente ha all'incirca una settantina d'anni.
Il Carnevale atellano può essere collegato agli antichi saturnali che si
celebravano a Roma ed erano dedicati al dio Saturno. I romani erano soliti
travestirsi e spesso accadeva che i nobili indossassero le misere vesti degli
schiavi e viceversa ossia gli schiavi indossassero gli abiti dei nobili.
Nei saturnali romani c'erano le maschere atellane: Maccus, Buccus, Dossenus e
Chicchirò.
Il Carnevale da loro iniziava il dicembre, in corrispondenza della festa di
Sant'Antonio Abbate, dove si accendeva il fuoco per cercare di buttare via
tutto ciò che riguardava l'anno vecchio e quindi rinnovare il vecchio, ciò si
protrae fino al giorno della Quaresima.
Il Carnevale ha origine nei Saturnali, festa dell'antica Roma dedicata al dio
Saturno che iniziava il 17 dicembre e durante i quali i romani non solo si
lasciavano andare soltanto a banchetti e giochi di vario tipo, ma anche ad
eccessi, per esempio: si scambiavano i ruoli indossando abiti altrui o
addirittura permettendo ad un schiavo di essere servito dai padroni.
Il Carnevale atellano era impostato sulla disputa tra Vicienz Carnaval ossia il
famoso fantoccio fatto di paglia e creato per essere rimpianto con litanie
dell'aldilà e quindi non restava che fare il pianto del morto.
Il Carnevale è in contrasto con la Quaresima, quindi tra l'abbuffata e
l'astemio.
I giovani e le persone anziane sentono ancora la necessità di riprendere il
vecchio Carnevale, non è quindi un caso se quest'anno sono stati riprese le
tradizioni a Sant'Arpino.
Le rappresentazioni più belle sono infatti quelle antiche, rappresentate
martedì 21 febbraio alle ore 18, è stato messo in scena: il trionfo e la
morte di Carnevale, durante la cui rappresentazione sono stati anche
ripresi il Rosario dei femminelli (fatto in passato anche da Roberto De
Simone nella gatta Cenerentola) da cui si è poi passati, come da usanza, alla
Canzone di Zeza della zona Atellana.
Il Rosario dei Femminielli è rappresentato inizialmente da alcune ombre che
avanzano trascinandosi verso una sedia tradizionalmente impagliata, mentre
quest'anno sono state utilizzate delle comunissime sedie, probabilmente
provenienti dall'oratorio.
Man mano l'immagine diviene più chiara: apparentemente si tratta di
quattro donne vestite a lutto, la cui voce è però decisamente maschile.
La prima figura porta, oltre alla sedia, anche un lenzuolo bianco ripiegato su
un braccio e ripropone le varie intonazioni della formula numerata, mentre un
uomo agita i numeri in un paniere.
Le quattro figure si girano fino a disporsi a semicerchio al centro della
scena, dove posano le sedie, si seggono e, alzando il velo nero sul volto,
iniziano le loro rituali cantilene che evocano fantasie religiose in tutti gli
uomini, vivi e morti.
Il rumore dei numeri che vengono mescolati nel paniere rompe il silenzio,
mentre le altre donne ne approfittano per commentare, nell'attesa di qualche
speranza.
La donna anziana comincia ad estrarre i numeri indicando per ciascuno di essi i
relativi significati.
La
zona Atellana è rappresentata dalla città di Atella che non esiste più,
esistono i quattro paeselli a essa annessi: Sant'Arpino, Succivo, Orta e
Frattaminore (quattro pilastri che rappresentano il territorio atellano che era
costituito principalmente da questi quattro paesi), inoltre ci sono Cesa,
Gricignano e Carinaro (che però rappresentano la periferia di Atella).
Atella, insieme a Capua fu alleata di Annibale e quindi avette le famose
batoste dei romani, quando ci fu la sconfitta di Annibale. Atella è esistita
nel periodo fascista, infatti in questo contesto era provincia di Napoli
(Atella), soltanto Succivo ed Orta erano provincia di Caserta.
Tuttavia, come dimostrato anche dai festeggiamenti di quest'anno, il Carnevale
Atellano è ancora vivo soprattutto a Sant'Arpino, dove si riesce a dare
maggiormente un'impronta con questo Carnevale voluto dalle maschere atellane,
in cui si riporta anche la Zeza (un'antica azione scenica cantata della
fine del 600 e l'inizio del 700, grazie agli istituiti degli studi atellani si
è addirittura scoperto che la musica della rappresentazione atellana della Zeza
è stata fatta addirittura dal grande Domenico Cimarosa).
Il Carnevale atellano parte, da sempre, dall'Associazione del comitato permanente
del Carnevale di cui lo stesso Elpidio fa parte fin dal lontano 1982.
Nel corso del funerale di Carnevale, un uomo, talvolta sostituito da un
fantoccio travestito da Re Carnevale, vero protagonista della festa, è inserito
all'interno di una vera e propria emulazione di quella che è una cassa da
morto.
Il prete canta una litania nella quale parla della morte del Carnevale, causata
da una grande abbuffata, mentre una donna svolge la cosiddetta
"chiagnuta", piangendosi Vicienzo Carnevale.
A Sant'Arpino si usa ancora attaccare sulla bara il manifesto funebre "Vincenzo
Tolla".
Tradizionalmente, come si legge dal libro di Elpidio, Nuvole di
maschere atellane, il manifesto era così composto:
VECIENZO
'E CARNAVALE
nel darne il lieto annunzio, avvisano tutti i santarpinesi che il corteo
sfilerà per le strade del paese dalle ore 14,30 con commemorazione funebre alle
ore 20.00 in Piazza Umberto I.
..e Ccarnevale va e vvenenujejammo e nnun venimmo cchiù
ih! gioia sòia..Veciéééé!!!
NON SI DISPENSA DA VINO,
SASICCE, LASAGNE E PPURPETTE.
Elpidio D'Antonio, quest'anno ha lavorato per la messa in scena del Carnevale in tempi brevissimi, insieme alla sua equipe, come si può leggere in un post Facebook pubblicato dalla pagina "Carnevale atellano Sant'Arpino" se ne è occupato in tempi brevissimi insieme alla sua squadra.
Nuove generazioni al lavoro!💪
Apprezziamo l'impegno e il talento di questi ragazzi, che sono il futuro del nostro Carnevale 👏
E' doveroso un ringraziamento a Teresa Coppola , Carmela Di Santo , Maria Bruno , Rosaria Compagnone , Carmela Granata dell'associazione "Meddiss" e a Elpidio D'antonio che in tempi brevissimi cercano di mettere in scena un Carnevale all'altezza della tradizione.
Un grazie speciale a Domenico Limone , Antonietta Di Palma , Angela Stella, Mimma Dell'Aversana , Teresa Caputo e a tutte le mamme per il prezioso aiuto 💪
Vi aspettiamo domani,16 Febbraio, ore 10:00 con il "Carnevale dei
Ragazzi."
Gli allievi dell'Istituto Comprensivo "Rocco -Cav. Cinquegrana ", plesso De Amicis e plesso infanzia Rodari in corteo per le principali strade del paese, raggiungeranno Piazza Ten. G. Macrì , dove seguiranno balli , canti e recitazioni.
La
Quaresima è simbolo del digiuno dopo la morte di Carnevale.
Carnevale schiatta perché mangia troppo, a causa del troppo mangiare
carne non riesce più ad andare di corpo e di conseguenza schiatta, muore
crepando.
La maschera della morte è sempre presente perché riesce ad enfatizzare il
personaggio di Carnevale nel suo epilogo.
La morte è raffigurata come uno scheletro bianco con in mano una falce, poi c'è
il dottore che non fa altro che fare l'autopsia, dove dopo aver estratto
l'intestino dalla pancia del fantoccio o della persona, si esamina
minuziosamente ogni cm dei 9 m dell'intestino, dove si trovano: salsiccie,
polpette, ecc.
Le maschere atellane sono cinque, le più importanti sono: Maccus, Pappus,
Buccus, Dossenus e poi c'è Chicchirò. Rappresentano la Commedia dell'arte,
quindi si tratta sicuramente con un Carnevale che ha radici profonde sembra
scritto proprio nelle Fabulae atellane, infatti le atellane iniziano a divenire
un elemento fortemente caratterizzante. Ogni atellana doveva avere i propri
personaggi, conformi alla sua brevità, ma quattro erano i tipi inscindibili
delle maschere fisse: Il Maccus che era lo sciocco sbeffeggiato, dal greco
"fare il cretino", ma anche di origine italica, uomo di grosse mascelle,
indossava sempre un copricapo bianco di origine siriana, probabilmente a causa
della sua calvizie, molti studiosi per le sue caratteristiche ritengono che il
Maccus sia il progenitore di Pulcinella; il Pappus è il vecchio babbeo,
rimbambito ed avaro, quindi l'avaro di Molière; Buccus viene da "bocca" per dire
uomo dalla bocca larga, era il grosso ciarlatano, sparlatore e maleducato,
parlava male della gente ed a vanvera ed infine il Dossenus, dalla radice
etrusca "emmus" e riconducibile al latino "dossum" che indica la gobba, quindi
lo scartellato, è il gobbo saccente.
A queste maschere antropomorfe se ne aggiungevano altre: il chicchirrus o
Chicchirrò è la maschera che rappresenta l'animale del gallo, infatti il suo
nome deriva dal verso del gallo.
La fabula atellana rimane certamente una precorritrice assoluta della Commedia
dell'arte.
La Canzone di Zeza (diminutivo di Lucrezia) è tipicamente santarpinese.
Zeza è uno dei personaggi più rappresentativi del Carnevale atellano e del
teatro napoletano, non è altro che la moglie di Pulcinella ed è la sorella della
Pacchiana che è la moglie o l'amante del Carnevale.
Zeza è la protagonista di una commedia d'amore di fine 1600-inizio 1700,
racconta la storia di nozze di Don Nicola, studente calabrese e di Vicenzella o
come la chiamavano loro Tolla. La storia d'amore è contrastata dal padre della
sposa (Pulcinella) che teme di essere disonorato ed essendo molto possessivo
non gradisce la relazione tra Don Nicola e Vicenzella. Alla fine
minacciato dal genero, questi è costretto a rassegnarsi ed accettare che Don
Nicola sposi Vicenzella.
Pulcinella non si scontra soltanto con la figlia Tolla, ma anche con la moglie
Zeza, che non condividendo la gelosia del marito vorrebbe che la figlia si
divertisse con i vari innamorati, dice: "cu principe, signur e cu
l'abbate".
L'unico canto è quello della canzone di Zeza, per quanto riguarda la
musicalità, c'è la tarantella con i tamburelli ed i relativi balli o la
quadriglia che è un ballo del 700 napoletano paragonabile al coudillon. Il
coudillon è un ballo francese, comandato da un esterno, è un ballo del 600-700.
Di seguito il testo della Zeza Zeza, riportato da Elpidio D'Antonio nel suo libro, Nuvole di maschere atellane.
ZEZA ZEZA
Personaggi:
Pulcinella, marito di ZezaZeza
Vicenzella, loro figliuola, per le cui grazie Don Nicola, notabile del tempo, spasima.
Coro
ATTO UNICO SCENA UNICA CORO
Pulcinella e Zeza zeza, indi Vicenzella e poi Don Nicola
Pulcinella
(nell'atto di uscire di casa)
Zeza zeza, ca i' mo esco Zeza zeza, io esco,
statte attient'a 'sta figliola; stai attenta a questa figliuola,
tu lle si' mamma e ffance na bbona scola
tu le sei madre e falle perciò una buona scuola
Coro: na bbona scola
Nun la fa' ascì e ttrasì nun la fa' pratticà ca chelle ca nun sape se po mparare.
Non farla uscire e entrare non farle frequentare gente che quello che non sa (l'ingenua) può imparare
Coro: se po mparare.
Zeza Zeza:
Nun ce penzare a cchesto Non pensarci maretiello bellu mio; maritino bello mio,
chesta figliòla ll'aggio che questa figliuola cresciuta io.... l'ho cresciuta io...
Coro: cresciuta io...
(uscito Pulcinella):
'A voglio fa' scialare Voglio che se la goda cu cciente nnammurate con cento innamorati,
cu pprincepe, signure con principi, signori e ccu lli abbati ed anche con gli abati
Coro: e ccu lli abbati
Vicenzella (entrando):
Mamma ma', vide chi vene Mamma, guarda un po' chi arriva, chillo me pare 'o
zi' don Nnicola quello mi pare zio don Nicola,
cu 'e libbre sott' ô vraccio scenne che, coi libri sotto braccio, scende
' a copp' â scola... dalla scuola
Coro: 'a copp' â scola...
Ca si' isso me vulesse, Che, se lui mi volesse, su due
mo mmo m' 'o spusarrie, 'nnanz'a 'st' accise 'e tate
piedi me lo sposerei, e non resterei di certo davanti
nun nce starrie ... a quello snaturato di mio padre
Coro: nun nce starrie ...
(e carezzevole a don Nicola che è entrato):
Ma zi' don Nnico' ch è stato, Zi' don Nico' c'avite, pecché accussì sdignate site venute...?
Ma zio don Nicola, ch'è successo, che mai avete?
perché vi presentate così scontroso...?
Coro: ultimo versetto
Pe tte, bella quattrana, me songo nzallanuto, tutt' 'o cereviello aggio perduto!...
Don Nicola (espansivo): Per te, mio bel pezzo di ragazza, mi sono rimbambito, il bene dell'intelletto ho perduto!...
Coro: aggio perduto...!
nun vaco cchiù ô"studio", nemmen'â " vicaria", penzanno sempe a tte bbellezza mia!...
Non vado più allo «studio», e nemmeno alla «Vicaria» pensando sempre a te, bellezza mia
Coro: bbellezza mia...!
(e si abbracciano sotto lo sguardo compiaciuto di Zeza Zeza).
Pulcinella
(entrando e afferrando Don Nicola da dietro)
Arréto, arréto, arréto Indietro, indietro, indietro
(Don Nicola e Vicenzella scappano)
Zeza Zeza (intervenendo)
A llu canchero che t'afferre Dint' a'stu bbruttu naso, chill'era don Ffabrizzio, 'o patrone 'e casa .... vuleva 'e denare, d' 'a terza passata, e ssi nun era pe Vvicenzella îve carcerato...!
Che ti venga un cancro in questo brutto naso, quello era don Fabrizio, il padrone di casa ... Voleva i denari della pigione arretrata di tre mesi e se non era per Vicenzella, andavi in carcere
Coro: îve carcerato...!
Pulcinella (alla folla che si è fatta):
Sentite, bella ggente Sentite, bella gente,
a mme che mme succede... che accidente mi succede...
nnanz' a'sta piezza 'e mpesa davanti a questa mala razza davanti a questa mala razza
de mugliera... di mia moglie...
ajeresser'â casa, nun truvaje 'a cannela appesa Ieri sera a casa non trovai il lume appeso
e Ddon Nnicola sott'ô lietto
steve... e Don Nicola stava nascosto sotto il letto ...
Ah, che nce faceva? Ah, e che ci faceva?
Coro: Ah, che nce faceva?
Ma 'sta vota nu' mm' 'a Ma questa volta non me la
faje, piezzo'e bastardona, si pezzo di bastardona, se
sott' ô liett'ancora ll'hê annascunnuto... lo hai nascosto ancora sotto il letto...
Si 'o ncoccio, nun 'o ssaccio... Se lo pesco, non so...
chello ca nne succede.... che succede...
ve levo a ttutt' 'e dduje 'o stenteniello... vi strappo a tutti e due le budella
(smargiasso)
(Don Nicola, ricompare ed impetuoso)
Bbasta,ormaje bbasta, Basta, ormai basta,
piezzo 'e cacarone pezzo di poltrone
difenditi se puoi dal mio bastone difenditi, se puoi, dal mio bastone.
(e si scaglia ...)
Pulcinella
Mugliera,mia mugliera, apàrame 'sti bbotte... dancella,dancella subbeto a Vicenzella nosta.
Moglie, moglie mia, riparami da queste bastonate, dagliela, dagliela subito la nostra Vicenzella.
(Abbraccio delle due coppie e gran finale rumoroso con partecipazione danzata del coro).
Morte e funerale di Carnevale
Questo rito-spettacolo ha tuttora luogo il Martedì Grasso, l'ultimo giorno di Carnevale.
Un uomo, che in passato è stato talvolta sostituito da un fantoccio, veniva originariamente trasportato su un carretto a quattro ruote, dipinto e decorato con frasche di cavolo, fiori di broccolo, salsicce, mortadelle e lampioncini accesi, tirato a mano o da un asinello, seduto su una sedia, viene trasportato un uomo, a volte sostituito da un fantoccio, che rappresenta Carnevale morente.
Quest'anno l'uomo è invece stato presentato sulle scene con una riproduzione della classica bara da morto poggiata su un carretto a ruote per permetterne lo spostamento.
Di seguito il testo riportato nel libro di Elpidio.
Improvvisamente appare sulla scena la Morte e si sente in lontananza una voce flebile che dice: "È mmuorto!!".
La Morte appare con la falce in mano e la voce man mano si fa più forte, quasi come un grido disperato: "È mmuorto!! È mmuorto!! È mmuorto!!".
Tutti si chiedono: "Ma chi è mmuorto neh!!".
Una sola risposta in coro: "Carnavale è mmuorto!".
A questo punto la Pacchiana piangendo e ridendo allo stesso tempo, esclama strillando:
Veeeeeeeeeeeeecienzo! Veeeeeeeeeeeeecienzo!
Vicinzino mio, Carnavalu mio si sapeve ca tu murivi
(esclamazione singhiozzata e ripetuta più volte)
t'accerevo na vallina janca rossa e ccenerina
ih gioja soja! ih gioja soja! ih gioja soja!
(ripetere 3 volte)
Tutti in coro:
ih gioja soja! ih gioja soja!
Pacchiana:
Comm'èèèèè!!!
Sî mmuorto, ma comme sî mmuorto, gioja mia!
Gioja mia mo moro! Mo moro! mo moro! pur'io.
(ripetere tre volte)
Però...Vicinzino mio ...'o teneva bello...però?
Tutti in coro:
'o cchè! 'o cchè! 'o cchè!'o cchè!
Pacchiana:
(cantando)
Cu'o tè cu 'o né cu 'o piripisso e ccu 'o nainassè. (ripetere tre volte).
'o piripisso c' 'o bbarrettino!
Uhééééééééééééé! Uhéééééééééééééé!
Uéééééééééééé chiammate 'o miereco,'o duttore
Vidite si po ffa'quacche ccosa
(viene il medico e visita Carnevale)
io duttore ch'aggio sturiato a Nnapule, nu' ppozzo fa'cchiù nniente, sulamente constatare il de...cesso e vvedé ch'è stato E ppe vvedè ch'è stato s'ha dda fa' ll'autroppoesia, accuminciammo!!
Pacchiana: accuminciammo e vvedimmo ch'è ssuccieso!!! ch'è stato!!!
Verimmo! Verimmo! Verimmo!
Il dottore apre la pancia di Carnevale e incomincia ad esaminare quello che c'è nell'intestino.
Dottore:
(Libera interpretazione)
Ccà nce sta 'o cape 'e noglie,'e ppurpette,'a lasagna mbuttunata,
na ventresca sana sana, nu vucculare tiennero tiennero,
friarielle fritte e scaurate, zeppulelle e ppanzzarotte.
Ma chello ca nu' vveco, Pacchiana mia...
Pacchiana:
Che r'è ca nu' vvedite!
Dottore:
È 'o sasicce 'int'â braciola,ma 'o teneva o ll'ha perduto?
Chest'è 'a raggione.
Pacchiana:
A mme me piaceva assaje assaje.
Dottore:
È ppropeto chesto che ll'ha fatto murì!
Si vede ca è schiattato...e 'o sasiccio s'è...
sfrantummato pirciò non se trova?...
e pirciò non resta ato ca chiammate 'o prevete pe ffa' 'o funnerale.
Pacchiana: Chiammate 'o parrucchiano!!!
Arriva il prete e intona la diasilla, eseguita in coro e cantata.
Vescovo o Prevete: Libera te me dâ domino?
Diasilla diasilla in cula tremenda hê scarrecate pereta grossa e ffetentaaaaa.
Pecchè t'hê mangiate tutto cosaaaa!!!
E nnu'cc'hê lassate nienteeeee !!!
A nnisciunooo!! Sasicce, purpette, capitiello 'e noglieeeeeventresche,
zeppole, panzarotteeeeeeee,
friarielle fritte vino russo e vvino jancoooooo, lasagne mbuttunateeeee, vucculare'e puorcooooo samurchio e ssanguinacciooo!!!
Te si' abbuffatoooooooo! (in coro) Hê nturzata 'a panzaaaa!
E ssi' schiattatoooo!
E accussì si' mmuorte pure 'sta vota oi Carnava'aaaaaaaaa!
(in coro)
Pacchiana: Carnevale va e vvene.
E ccomme ll'avite visto 'st'anno 'o puzzate a bbedè a cca a ccient'anne.
Nuje ce ne jammo e nnu' tturnammo cchiù!
Gioia soja..Veciéééééé!!
Chiunque sia appassionato al Carnevale, all'Antropologia o anche semplicemente al Teatro troverà il libro di Elpidio molto interessante.
Si tratta di un testo la cui lavorazione è sicuramente stata minuziosa e in cui è possibile ritrovare numerosi altri testi dell'originale canovaccio del Carnevale Atellano con le relative fabulae e svariate filastrocche antiche.
Questo è stato senza dubbio il cuore della manifestazione, ma non sono mancate altre iniziative.
Domenica 12 febbraio è stata indetta una conferenza stampa, all'interno della Sala Convegni - Palazzo Ducale "Sanchez De Luna", nel corso della quale è stato presentato il programma che si sarebbe diramato nella settimana dei festeggiamenti.
Giovedì 16 e venerdì 17 si è svolto il Carnevale dei Ragazzi con il corteo degli allievi del plesso dell'infanzia Rodari e di quelli del De Amicis e del Cinquegrana.
Domenica 19 febbraio, alle ore 10, sempre all'interno della corte del Palazzo Ducale "Sanchez de Luna", si è tenuto l'Happy circus dedicato ai bambini.
Lunedì 20 febbraio alle 17,30 si è tenuto anche un concorso Gastronomico dedicato ai piatti tipici del Carnevale Atellano, in cui sono figurate finanche riproduzioni delle maschere atellane sottoforma di cibo.
Martedì 21 febbraio i festeggiamenti si sono aperti già a partire dalle ore 10,30 con musiche e balli; alle 16 a sfilare per il paese è stato un corteo di figuranti, ma è stato a partire dalle ore 18 che si è svolta la parte più bella e interessante di tutte le giornate della manifestazione: Trionfo e morte di Carnevale, La Canzone di Zeza e il Roserio dei Femminielli.
Il carnevale atellano tuttavia non si è ancora concluso, stasera ci sarà infatti, il Pulcinella Night Party con musica dal vivo a cura di Vincenzo Cantiello.
Un programma molto completo quello di quest'evento in cui non è mancata l'ecosostenibilità, i coriandoli sono stati infatti realizzati riciclando fogli di giornale.
CAPUA

Per quanto concerne il Carnevale di Capua, quest'anno
sono riuscita a svolgere un'intervista a diverse persone coinvolte
nell'organizzazione dell'evento.
I festeggiamenti per tradizione iniziano il Giovedì Grasso e si snodano in tre giornate: la prima il Giovedì, la seconda la domenica, la terza il Martedì Grasso.
Il primo giorno dei festeggiamenti si tiene la consegna delle chiavi della città dal sindaco al Re del Carnevale, una cerimonia che si tiene fin dalla prima edizione pubblica che noi conosciamo del 1886. Nel cerimoniale carnevalesco il sindaco consegna le chiavi al Re del Carnevale che diventa il dominus della città per l'intero periodo della kermesse.
L'ultimo giorno si tiene invece, come anche in altre città campane fra cui Sant'Arpino, il funerale di Re Carnevale che quest'anno si è svolto in realtà in maniera completamente diversa.
A Capua infatti c'è stato semplicemente un corteo costituito dalle maschere dei parroci, del frate, della morte, degli incappucciati avvolti da un costume nero e di quelli travestiti con un costume bianco che trasportavano una riproduzione della cassa da morto accompagnati dalle musiche e dalla sirena di un ambulanza.
A Sant'Arpino invece si è svolto in maniera più tradizionale e forse più macabra, il Carnevale infatti si trovava proprio all'interno della riproduzione della bara, trasportata tramite un carretto con ruote.
In età moderna si tratta in sostanza di una sorta di rivisitazione del momento in cui gli eletti della città di Capua, nel momento in cui veniva eletto il nuovo Re, andavano a chiedere la conferma dei privilegi che gli erano stati assegnati dai monarchi precedenti.
Il vicepresidente della Pro Loco, Giuseppe, mi ha
permesso di viaggiare attraverso i tempi con la sua grande preparazione.
La tradizione del Carnevale a Capua è antica, quantificata in 136 edizioni, anche se due edizioni sono saltate nel corso della storia in occasione della Seconda guerra mondiale. La città di Capua fu bombardata nel 1943, quindi ovviamente il 1944 e il 1945, il Carnevale non si è svolto.
Tuttavia la prima attestazione di un Carnevale pubblico risale al 1886, quando per la prima volta si costituì un comitato che riuniva due tipi di Carnevale che a Capua si sono sempre svolti per tradizione: quello popolare e quello dei signori.
Il Carnevale popolare fa riferimento a una città che si affaccia sul fiume, inserita all'interno di terre di lavoro e che quindi accoglieva tantissimi lavoratori della terra, agricoltori e maestranze di tutti i casali che svolgevano il loro Carnevale con canti popolari e altre particolari manifestazioni. Quello dei signori, della nobiltà si è sempre svolto invece, all'interno dei cortili dei palazzi privati, nei saloni dei palazzi della nobiltà cittadina o anche all'interno di quello che è il Teatro Ricciardi della città di Capua.
L'attuale Teatro Ricciardi è l'erede del più antico teatro comunale di Capua che è stato costituito nel 1594. La tradizione carnascialesca capuana potrebbe quindi essere molto più antica, ma non avendo basi per poter andare indietro nel tempo, noi cominciamo del 1886.
Il Carnevale è organizzato dall'Amministrazione Comunale in sinergia molto forte con l'Associazione Pro Loco. Quest'ultima opera sul territorio di Capua dal 1971, è una delle più antiche della provincia di Caserta e per tradizione ha sempre organizzato il Carnevale.
Il Carnevale si snoda con una partecipazione popolare, quindi mascheramento pubblico, i cortei mascherati, accanto ai quali c'è l'intrattenimento in piazza dei Giudici, la principale della città.
Il tema centrale scelto per la 136esima edizione del Carnevale di Capua è: il mondo in un Carnevale. La decisione è stata quella di riprodurre i carnevali più rappresentativi che sono presenti nel mondo attraverso i vari gruppi umoristici.
Giuseppe, vicepresidente della Pro Loco, ha impersonificato una maschera veneziana.
Il presidente della Pro Loco quest'anno ha voluto
coinvolgere fortemente le scuole della città che erano mascherate e
rappresentavano ognuna una nazione.
Le scuole, insieme al corteo mascherato, hanno seguito il Re e la Regina del Carnevale che hanno capeggiato la sfilata ed sono state a loro volta seguite dalle majorette e dagli sbandieratori, in conclusione sono stati presentati i carri della città.
Gli abiti dei gruppi scolastici sono stati disegnati dal corso moda dell'ITIS di Capua.
Fra le sedi coinvolte, l'Istituto Comprensivo
Fieramosca-Martucci che ha rappresentato la Spagna e di cui sono stati
coinvolti circa 200 alunni, a partire dalla scuola dell'infanzia. Gli allievi
dell'Istituto Martucci, con l'appoggio dei genitori che hanno acquistato i
costumi, hanno partecipato tutti i tre giorni dei festeggiamenti. Il tema da
loro scelto è lo spagnolo perché nella scuola secondaria di primo grado, come
seconda lingua oltre al francese, è possibile studiare anche lo spagnolo.
Ci sono inoltre i veglioni di Carnevale con serate di ballo in maschera all'interno del teatro Ricciardi.
L'aspetto principale della manifestazione risiede senza dubbio nei carri carnascialeschi, fra i più importanti di quest'anno vi sono senza dubbio quello realizzato dal presidente dell'Associazione carri allegorici città di Capua e quello realizzato dai ragazzi di Sant'Angelo in Formis.
Il tema scelto per il carro di Capua è stato quello della favola "La Bella e la Bestia".
I ragazzi di Sant'Angelo in Formis, frazione di
Capua, hanno voluto invece rappresentare gli anni d'oro ('70-'80-'90), nello
specifico è stato incentrato su una discoteca "La Febbre del sabato sera" con
l'inserimento di alcuni personaggi di spicco dell'epoca: Raffaella Carrà, i
Cugini di Campagna, Loredana Berté, ecc. La stessa presidente dell'associazione
indossava un costume degli ABBA, un gruppo famoso di quei tempi.

La città di Capua quest'anno ha coinvolto diversi ospiti nel corso delle tre giornate: giovedì 16 febbraio erano presenti Monica Sarnelli e Alessandro Bolide da Made in Sud, domenica 19 febbraio è invece stato istituito un Talent show con Gigi e Ross e il ritorno di Alessandro Bolide da Made in Sud, infine martedì 21 febbraio sono stati coinvolti Demo Morselli e Marcello Cirillo.
Non sono mancati intrattenimenti vari come: il Gran Ballo in maschera, la discoteca in piazza con Dj Frank'o e il vocalist Pino Ferraris, i giochi circensi by Rena Nera e la lotteria del Carnevale, i cui numeri vincenti sono stati pubblicati anche sulla pagina Facebook.
Sabato 18 febbraio ci si è spostati a Sant'Angelo in Formis, frazione di Capua, per mettere in mostra, anche lì, questo bellissimo evento.
Domenica 19 febbraio la giornata si è aperta con il viaggio itinerante nel centro storico con animazioni, "Giocando con le maschere" a cura di Damusa Aps. Sono state messe a disposizione dal gruppo scout di Capua animazione e botteghe. Infine nella Sala Liani del Museo Campano vi è stata l'importantissima presentazione del libro "L'inventore di Pulcinella, Silvio Fiorillo" a cura di Don Giuseppe Centore. Silvio Fiorillo fu uno dei primi attori a rappresentare la maschera di Pulcinella.
A mezzogiorno in Piazza dei Giudici è stato possibile deliziare il palato con un aperitivo costituito da alimenti della tradizione, quali: lasagna e chiacchiere. Nella stessa giornata i monumenti sono rimasti aperti e sono state messe a disposizione del pubblico una serie di visite guidate, aspetto che non va di certo sottovalutato.
Lunedì 20 non si sono svolti dei veri e propri festeggiamenti, ma è stati comunque istituiti, dal Forum dei Giovani di Capua in collaborazione con "Hollywood animation Events", l'animazione per i bambini e il trucca bimbi.
Diversi gli spettacoli rappresentati nelle tre giornate di festa capuane: "Carnival Show" con CapuaAnimania Big Band; "Carnevale in allegria" con Re Carnevale e la sua corte, uno spettacolo comico scritto e diretto da Jury Monaco con Antonio Ferraro, Marianna Moriello e gli allievi della scuola di recitazione diretta da Jury Monaco.
Possiamo concludere dicendo che sicuramente, entrambi i Carnevali sono fra i più importanti della nazione italiana e sicuramente, data la cura nei minimi particolari, non è piacevole assistervi soltanto per i campani, ma lo sarebbe anche per persone provenienti da altre regioni.