L'ultimo saluto a Maurizio Costanzo. Il giornalista ebbe il coraggio di schierarsi contro la mafia.
(Anita Pascarella) Nel corso della giornata di ieri, 27 febbraio 2023, si sono tenuti i funerali di Maurizio Costanzo, presso la Chiesa degli Artisti a Roma. L'inizio era previsto per le 15, ma è stato in realtà anticipato alle 14,45.
Il feretro è partito dal Campidoglio; è passato per l'ufficio di Maurizio e poi per il teatro Parioli; sono state attraversate le vie del centro di Roma; il Tevere; il quartiere Prati, dove si trovava l'ufficio di Maurizio Costanzo, qui amava ricevere i colleghi, gli amici, per un consiglio, per uno scambio di opinioni, per delle chiacchiere e ha infine raggiunto la Chiesa degli Artisti. Sui gradini della Chiesa degli Artisti c'è stata una prima benedizione della salma tenuta da monsignore Walter Insero (che lo conosceva personalmente), proprio in quel momento ha iniziato a cadere una dolce pioggia su Roma, durata per tutte le esequie e terminata soltanto nel corso del percorso verso il cimitero del verano. All'arrivo del corpo in Piazza del Popolo, il pubblico ha voluto rendergli omaggio con un grande applauso.
Alla benedizione hanno fatto seguito l'ingresso in chiesa, il coro e la liturgia.
Era presente anche e soprattutto la gente comune, il popolo di Maurizio Costanzo che lo ha seguito in tutti questi anni. Tantissime le corone di fiori.
In molti sono rimasti fuori sotto gli ombrelli nonostante la pioggia.
Per quest'ultimo saluto al grande giornalista si è riunito l'intero mondo dello spettacolo: volti noti della televisione, dello spettacolo, della politica, del giornalismo, i colleghi di sempre, gli amici di sempre.
Fra i nomi popolari presenti ai funerali, vi sono: Emanuele Filiberto, Paolo Sorrentino (regista), Pio e Amedeo, Gerry Scotti, Massimo López, Simona Ventura, Lorella Cuccarini accompagnata dal marito Silvio Testi, Carlo Conti, il presidente fedele Confalonieri, Luciana Littizzetto, Giorgio Panariello, Piersilvio Berlusconi, Monica Panicucci, Christian De Sica, Paolo Bonolis accompagnato da sua moglie, Aurelio De Laurentis, Vladimir Luxuria, Valeria Marini, Pierluigi Diaco, Vittorio Sgarbi, Biagio Izzo, Sabrina Ferilli, Lorella Cuccarini, Milly Carlucci, Coletta, Mara Venier, Cattaneo, Sabrina Ferilli, Floris, Pino Insegno, Signorini, Emanuele Filiberto Di Savoia, Enrico Brignano, Sangiuliano (ministro della cultura), Christian De Sica. Dopotutto nel corso degli anni al Maurizio Costanzo Show ha avuto più di 50 mila ospiti.
Poco prima dell'ingresso in chiesa, Giancarlo Giannini ha confessato a Verissimo di essere stato un uomo fortunato ad averlo avuto come amico, insieme avevano lavorato a un film nel 2003, proprio su un soggetto di Maurizio Costanzo.
Il ministro della cultura Sangiuliano, ha voluto ricordare che i funerali sono solenni.
Christian De Sica, nel corso dei funerali ha accarezzato con tenerezza la figlia di Costanzo, Cristina.
In molti hanno voluto ricordarlo nel corso della trasmissione Verissimo di Silvia Toffanin che ha trasmesso l'evento in diretta.
Alex Britti lo considerava un amico, da cui ha imparato tante cose, non solo di lavoro, ma della vita, come rapportarsi alle compagne e ai figli. Ricorda che Maurizio regalava tartarughe e suo figlio ne è pieno, erano in procinto di andare a prendere qualche altra tartaruga, ma non hanno fatto in tempo.
Loredana Bertè, pur non essendo presente, ha voluto salutare Maurizio con un ultimo videomessaggio: "Maurizio Costanzo, una grande perdita, un uomo intelligentissimo, innovativo e anche dolce. Con me, le volte che sono stata al Costanzo Show, ogni volta mi regalava delle tartarughine che ho ancora, sempre, le porto sempre con me, ci mancherà, tantissimo. Un bacio a Maurizio e un bacio enorme a Maria e ai suoi figli."
Anche Giorgia ha voluto ricordarlo allo stesso modo: "Direi che è un momento di grande malinconia, uno pensa sempre che non si debba mai salutare, invece poi arriva il momento e ti rendi conto di quanto le persone abbiano lasciato e Maurizio Costanzo è uno di quei personaggi che ci ha veramente dato tantissimo a livello proprio culturale, gli siamo assolutamente debitori. Il mio ricordo più caro è del 1992 quando io ero ancora sconosciuta e mi invitò a cantare nel suo Maurizio Costanzo Show e fu emozionante e lo ricordo veramente con tantissimo affetto."
Fin dalla prima mattina sono giunte persone anche provenienti da altre città, non solo da Roma. Il pubblico non ha semplicemente partecipato, ma ha voluto contribuire con un fiore, una lettera, una preghiera o anche un semplice abbraccio a Maria e ai suoi figli, ciò ha dimostrato, ancora una volta, che Maurizio avesse un forte lato umano.
Maurizio Costanzo nelle sue trasmissioni è stato la voce del popolo, ha raccontato il sentimento degli italiani, del paese con un linguaggio stravolto, più chiaro e diretto, più familiare, viene ricordato come l'inventore del talk show. Le sue interviste erano anche intrattenimento, era capace di coinvolgere chiunque, anche chi non era interessato ad una determinata tematica, come la politica, seguiva con interesse una sua intervista politica. Era intelligente, ma mai saccente, il suo era un linguaggio semplice, ma mai banale, ha dato voce ai temi civili, per i diritti negati e per i fragili.
Maurizio Costanzo invidiava le persone che riuscivano ad avere fede e sperava di incontrare suo padre che aveva perso a 21 anni e gli mancava costantemente anche in età adulta, era figlio unico. Diceva di portare sempre con sé la foto del padre ed era triste perché il padre non aveva avuto il tempo di vedere il suo successo, quanto si era affermato nella vita. Probabilmente questa mancanza del padre lo spingeva ad avere un rapporto molto forte con i figli, con i nipotini. Ogni giovedì aveva un appuntamento con i suoi quattro nipotini (tre maschi e una femmina) per poter creare in loro dei ricordi, diceva che la femmina gli somigliasse molto.
Lui credeva nella reincarnazione, credeva di poter rivedere i suoi.
Maurizio Costanzo ci ha lasciati in silenzio, se ne è andato in punta di piedi, pochissimi sapevano delle sue condizioni di salute e la notizia della sua morte ha colto tutti impreparati. Aveva subito un piccolo intervento, era un po' debilitato, ma nessuno poteva immaginare l'evoluzione, l'epilogo delle cose in questa maniera.
Giorgio Assumma, il suo amico avvocato, è fra le poche persone della sua cerchia di amicizie che sapeva del suo ricovero in una clinica privata a Roma e lo ha visto fino ai suoi ultimi giorni. Maurizio, per lui, più che un amico era un fratello e quando a volte parlavano della morte, gli diceva: "il primo che arriva lì in su aspetta l'altro".
Assumma ha partecipato a tutti gli eventi più importanti della vita di Maurizio, è la persona che gli ha fatto conoscere Maria.
Nella sua casa, nella sua villa, si è tenuta la festa di matrimonio dove ci fu un grandissimo acquazzone che per Costanzo era un segno di buon auspicio e di buon augurio. Si sentivano tutte le mattine con la scusa scaramantica di voler commentare le notizie. Un affetto molto profondo che è continuato per tutta la vita.
Il figlio Saverio al suo arrivo ha abbracciato Paolo Sorrentino.
Maria De Filippi è arrivata accompagnata da suo figlio Gabriele ed è stata subito accolta dall'abbraccio di Piersilvio Berlusconi.
Monsignore Insero ha introdotto la messa con queste parole: "Fratelli e sorelle siamo qui oggi per accompagnare con la nostra preghiera l'anima di Maurizio che fa ritorno alla casa del padre, lo facciamo con la consapevolezza che è vero si è chiuso il sipario, ma è finito il primo atto. La sua vita continua, la sua anima continua ad amare, a voler bene e a sentire il nostro amore, animati da questi sentimenti, sapendo che qui celebriamo il nostro Dio che non è il Dio dei morti, ma della resurrezione e della vita, chiedendo a lui il dono della fede perché il Signore possa con un raggio di sole riscaldare il nostro cuore e donarci la speranza nella vita eterna."
Giorgio Assumma ha scelto di leggere una profezia di Isaia con una frase molto bella, una sorta di missione: "Dal libro del profeta Isaia. In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza». Parola di Dio".
A seguire monsignore Walter Insero ha letto l'omelia e ha voluto ricordare, in modo molto personale, Maurizio: "Ho incontrato Maurizio pochi anni fa, circa due anni fa e quando ci siamo incontrati, due amici in comune, Pierluigi e Giorgio, già amici, mi dicevano, dobbiamo incontrare insieme Maurizio e concordammo un appuntamento. Pensavo di trovarmi davanti un giornalista anticlericale, magari con un approccio un po' mangia preti. Ho trovato una persona accogliente, amorevole, che mi ha fatto subito una battuta, una battuta simpatica, poi alla fine abbiamo conversato, diceva «ma lei è un prete vero?». Ho detto «sì, io ci provo» e poi parlando, mi colpì perché mi ha raccontato la sua infanzia, mi ha raccontato della sua parrocchia in zona quartiere piazza Bologna e mi colpì tanto perché diceva «quanto lavoro fanno le parrocchie sul territorio» e dedicò molto tempo a questo, dicendo «io ricordo, ho visto nella mia parrocchia» credo fosse Sant'Ippolito, diceva piazza Bologna, «quanto si può fare e come la parrocchia riesce ad avvicinare le persone fragili ad accogliere tutti e nei quartieri di periferia riesce veramente ad aggregare, a rendere un servizio non solo spirituale, ma anche sociale» e alla fine lui mi fece anche una battuta, mi dice anche «mi sa tanto padre che io dovrò venire da lei». Io dissi «dottor Costanzo io non accetto prenotazioni», perché lui si riferiva... Però poi un'altra volta anche mi confessò questo desiderio, mi fece capire che il suo desiderio era quello di poter, un giorno, quando il Signore lo avrebbe chiamato a sé, che tutti lo avremmo potuto salutare qui e pregato per lui. Maurizio sin da bambino voleva fare il giornalista, pensate che addirittura giocava con la saponetta e con quella faceva da microfono, perché voleva intervistare e voleva comunicare. Questa dote, questo carisma lui l'ha sentito fin da giovane, a 17 anni si propone al "Paese sera" e voleva iniziare a lavorare, a scrivere per questo giornale e lo fa con tenacia, come chi vuole realizzare un sogno, quindi è determinato, gli dicono «va bene puoi collaborare con noi», non era previsto un compenso, però avrebbe potuto scrivere e lo ha fatto. Gli hanno chiesto come primo incarico di raccontare il tour de France e di farlo da qui, quindi lui lo seguiva e raccontava documentandosi su ogni tappa in modo da farne un racconto quotidiano e si firmava Maurice Costanzo. Quindi inizia così, con questa intraprendenza. Maurizio è stato un uomo molto intelligente, estremamente curioso. La sua curiosità lo ha portato sempre a cercare la novità, a scoprire, tendeva ad annoiarsi per cui non riusciva a stare fermo, era molto attivo e progettava, lavorava, come ha fatto anche negli ultimi giorni trascorsi in clinica. Maurizio è stato un uomo umile, nonostante il successo, la popolarità, ha condotto e conduceva una vita molto semplice, è stato un uomo leale, manteneva la parola data e rispettava le opinioni degli altri, senza giudizio, senza giudicare la diversità, con uno sguardo accogliente, propenso a capire le ragioni degli altri. Era un uomo molto abitudinario, tendenzialmente pigro, amava lo sport, amava il calcio, la Roma, non era uno sportivo praticante e riempiva la sua agenda di appuntamenti scadenzati periodici, quindi vedeva le persone, i suoi collaboratori dalle 9 del mattino. Questa curiosità lo portava a voler ascoltare gli altri, a conoscere le persone, le loro storie e riusciva subito anche a capire, questo l'ho percepito anch'io, perché ho percepito una grande empatia e una simpatia, che poi è stata ovviamente reciproca, con affetto. Lui prima di ascoltare, intuiva, percepiva, sentiva l'altro. Se sentiva una persona sincera, una persona che non aveva secondi fini, che non aveva voglia di approfittare di lui, era in buona fede, si apriva, altrimenti poteva essere anche non dico freddo, però tagliava veloce, tagliava corto. È stato un uomo ironico, amava ridere, far ridere, nel suo lavoro un po' cinico, ma mai nella vita. È stato un uomo estremamente generoso. Mi ha colpito che tante persone con le quali ho parlato hanno detto «non perdo solo un maestro, una persona di riferimento, ma anche un padre, eppure lui i suoi figli ce li ha, però ha avuto un amore paterno, una cura, anche verso chi lavorava con lui. Era molto goloso, amava e ogni tanto so che gli veniva spacciato un po' di cioccolato fondente di nascosto.
Il monsignore facendo riferimento alla golosità di Costanzo, è finalmente riuscito a strappare un sorriso a Maria e Gabriele, tanto afflitti dal dolore in questi giorni…
Poteva arrabbiarsi e era, magari si accendeva, si riscaldava, poteva sfuriare pure, fare una sfuriata, ma dopo cinque minuti era un po' come se non fosse successo nulla, non covava rancore, non aveva risentimento, non gli apparteneva, dimenticava, anzi mi dicevano dimenticava pure alcune persone che gli avevano fatto degli sgarbi grossi, no lui non era legato a queste cose. Amava i suoi figli: Camilla, Saverio e Gabriele, con i quali ha avuto un bellissimo rapporto, amico di testi, di dialogo, di vicinanza. Era felice dei suoi nipoti, di Bernardo, Nina, Brando e Tito ed era molto affezionato a loro. Il suo rapporto con Maria è un rapporto di tenerezza, di stima, di amore, condivisione, complicità. Maurizio ha testimoniato, come vi dicevo anche prima, un forte senso di protezione verso i cari, verso le persone che hanno lavorato con lui, verso tutti i colleghi. Ha aiutato tanti artisti nel momento del bisogno, artisti che erano in un momento di basta, in cui non lavoravano, lavoravano poco, li invitava e quando i suoi collaboratori non erano più nella produzione dei suoi programmi si impegnava, li aiutava perché lavorassero in altre produzioni. Ecco questa è un'attenzione che lui ha avuto per gli altri. Maurizio non dava importanza al denaro, non era attaccato, non era avido e riusciva ad usarlo anche per condividere con gli altri. Il teatro è stata la sua grande passione e uno dei valori più importanti che Maurizio ha testimoniato è quello dell'amicizia, grandi amici che ha sempre un po' rimpianto come Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Enrico Vaime, poi l'amico del cuore Giorgio Assumma, quindi persone che hanno fatto un tratto importante di strada con lui. Ma più del teatro, della televisione, Maurizio ha amato la radio, credo di non dire una cosa imprecisa, ma forse questo è meno noto, lui aveva un amore grande per questo mezzo ed è legato a questa chiesa, anche perché lui ha lavorato per tanti anni alla Rai di via del Babbuino, qui accanto e quindi conosceva bene questa chiesa e è stato l'inventore del talk radiofonico, prima ancora di riproporlo in TV, lo faceva dando il microfono, dando spazio e voce alle persone comuni che si sono raccontate, hanno fatto sentire anche le loro esperienze. Maurizio aveva un grande amore per gli animali, amava molto il suo gatto Filippo che aveva in ufficio ed era felice quando gli saltava sul tavolo e era come se parlasse no, capisse il linguaggio degli animali, ha amato tanto i cani, ha avuto i suoi cani, ma anche gli uccellini ai quali faceva provvedere il cibo sulla pianta davanti alla finestra o il gabbiano che veniva a fargli visita sul balcone, amava molto gli animali e sentiva questa armonia con le altre creature viventi del creato. Maurizio non si professava credente e non lo era nel senso stretto del termine, era molto rispettoso, ricordo anche a me disse una volta «io non credo, qualcosa ci sarà, però io rispetto» e ho sentito anche nei miei confronti una profonda stima e rispetto, era incuriosito dalla mia vita, da quello che facevo, da cosa facevo qui. Ricordo una volta dopo il funerale di una sua amica, artista, qualche giorno dopo mi telefonò e mi disse «ho seguito tutta la celebrazione» e spese delle parole generose dei miei confronti, ma capii l'affetto che mi stava manifestando e approvava l'amore con il quale bisogna accompagnare gli artisti e aiutarli in questo momento del passaggio verso il cielo, era questo il suo atteggiamento. Negli ultimi tempi lui si è sempre più avvicinato ai valori cristiani. Maurizio è sempre stato abitato da questa domanda esistenziale, profonda, che ricordate poneva anche nel suo programma Acquario, quando chiedeva «che cosa c'è dietro l'angolo?», più tardi lui stesso commenta e dice «questa domanda infondo si declina in un modo più profondo, che cosa c'è dopo la morte?» e lui è sempre stato colpito e poi riguardo alla fede si è interrogato molto, anche con me abbiamo avuto la possibilità di parlare in seguito e ho visto un uomo affascinato dalla figura di Gesù. Si chiedeva anche il ruolo di Maria, della Madonna, ricordo anche che riguardo al Giubileo della Misericordia lui si chiedeva «è vero che la misericordia è il tratto distintivo di Dio?» e proprio il suo cuore di padre e la sua tenerezza verso chi sbaglia, e questo lo colpiva molto, poi ha colto nella sua vita quei principi cristiani, qualcuno mi diceva «è vero lui non era praticante, non era credente, anche se nel momento del combattimento finale, lui ha alzato lo sguardo al cielo e ha invocato la protezione della Vergine Maria e allora è stato un uomo compassionevole e questo è un altro aspetto e poi concludo, perché lo commuoveva la fragilità e la povertà delle persone. Aveva un grande rispetto dei poveri, so che ha aiutato per diverso tempo degli artisti in difficoltà, una volta ha saputo di una poetessa che viveva con grande fatica per arrivare a fine mese, lui la incontrò, si prese cura di lei e quando c'era da aiutare una persona anche con la vicinanza, con la prossimità, e voi lo sapete perché non sto dicendo delle cose, oggi non sto facendo un panegirico, perché queste cose le ho condivise anche con voi e Maurizio queste cose le ha vissute e allora, so che poi l'ha aiutata mensilmente questa persona, perché un artista va sostenuta, va aiutata a vivere la sua vocazione con tutta la difficoltà per una poetessa del nostro tempo.
Qui probabilmente, il monsignore, fra le tante persone che sono state aiutate da Costanzo, si riferiva in particolare a Alda Merini.
Quindi voglio raccontare un ultimo aneddoto, Maurizio il 14 agosto del 2000 era in vacanza ad Ansedonia e segue in televisione, quasi per caso, vede, c'era un incontro dei giovani, la giornata mondiale dei giovani a Tor Vergata, forse ricorderete, 2 milioni di giovani sono arrivati a Roma per il Giubileo con Giovanni Paolo II. Un fiume di giovani, una festa, Roma fu inondata di gioia da questo popolo che Giovanni Paolo II chiamava le sentinelle del nuovo millennio e lui fu rapito davanti al video, seguì e ha espresso anche questa considerazione, vedendo Giovanni Paolo II che a questa folla immensa, sterminata che riempiva tutta Tor Vergata aveva detto ed era già malato, ricordate, Giovanni Paolo II nel 2000 era già provato nel fisico, ai giovani disse «che cosa cercate, chi cercate, perché siete qui?», è un grande comunicatore diceva Maurizio, come è riuscito ad entrare in dialogo con questi giovani «voi siete il futuro della chiesa, il futuro del mondo». Maurizio seguì questa veglia, fece un articolo, quest'articolo fu poi pubblicato dal Messaggero, il giorno dopo e Navarro Vals, grande portavoce della santa sede che ha prestato servizio nel pontificato di Giovanni Paolo II, lo chiamò, gli volle parlare, lo ringraziò per quell'articolo, uno degli articoli più belli che aveva colto il messaggio e la testimonianza di papa Wojtyla e il papa aveva letto, anche lui si era congratulato per quell'articolo e poi, sono testimone anch'io dell'affetto, della stima che Maurizio nutriva per papa Francesco, diceva «papa Francesco è uno che ha vissuto il vangelo, è autorevole, se tutti vivessimo il Vangelo il mondo sarebbe diverso» e poi lui ha scritto una bellissima lettera in cui ha manifestato la sua stima e il suo affetto anche da non credente, allora oggi Maurizio questa domanda che si porta nel cuore «cosa c'è dietro l'angolo?». Ora la prima lettura ci suggeriva un'immagine, la profezia di Isaia dice che ci sarà un banchetto escatologico in cielo e noi preghiamo per lui perché lui venga ammesso a questo banchetto, è la festa dei peccatori perdonati e allora forse adesso magari starà facendo anche qualche intervista. Lui stesso all'amico Giorgio diceva «chi va prima su aspetta l'altro», l'amore e l'amicizia non vengono interrotti dalla morte. Voi figli, Maria, l'amore che nutrite per Maurizio non viene spento dalla morte, adesso cambia il modo di comunicare e cambia linguaggio, ma quello che noi nutriamo, l'amore di un popolo oggi che è qui, che ci segue da casa attraverso la preghiera arriva alla sua anima, questo è il nostro tributo, certo preghiamo per lui. Noi lo vogliamo raccomandare perché possa il Signore perdonare i suoi peccati e accoglierlo in paradiso, così sia."
Bellissime parole quelle del Monsignore Insero, attraverso le quali è stato descritto il rapporto che aveva con Maurizio e che quest'ultimo a sua volta, aveva con il mondo circostante. Si può constatare come Maurizio fosse una persona, buona, generosa, genuina e anche un po' golosa. Quest'uomo non era affatto attaccato al denaro, né tantomeno avido, sostenitore dei giovani e degli artisti.
Un dettaglio molto dolce è la presenza della foto del gatto di Maurizio, Filippo, accanto a quella del giornalista sulla bara.
Camilla ha voluto salutare suo padre così: "Sarò breve se riesco a arrivare fino infondo, come avrebbe voluto papà e leggo anche a nome dei miei fratelli Gabriele e Saverio. Papino l'ondata di amore dalla quale siamo stati sommersi è merito del bene che in questi anni hai dato a tantissime persone. Non hai idea o forse ce l'hai perché ci guardi da lassù, della gratitudine dalla quale siamo stati investiti. Non hai avuto tre figli, ma molti, molti di più, in tantissimi hanno detto che per loro sei stato padre, maestro, guida. Hai cambiato destini, intuito talenti, incoraggiato e spronato. Abbiamo consolato persone in lacrime, più attonite di noi nel sapere che non c'eri più. A noi figli lasci un'eredità importante e il tuo più grande insegnamento, l'umiltà, avevi ancora l'anima del ragazzo di 17 anni che scriveva Montanelli e ti stupivi se un giornale importante ti chiedeva una collaborazione. Non ti saresti mai aspettato una così grande dimostrazione di affetto e già ci sembra di sentirci mentre dici «vi rendete conto, tutto questo, per me». Adesso sei vicino ai tuoi genitori, per mano a Sordi e Gassman e tutti quelli che sono andati via prima di te e che non hai mai smesso di rimpiangere. Ti immaginiamo in paradiso mentre organizzi un talk show con Bracardi al pianoforte, Alberto Silvestri e Luisella Testa dietro le quinte. Continuerai a vivere in tutti noi e nulla di ciò che abbiamo imparato da te andrà perduto, è una promessa. Ti vogliamo bene papi." Dopo queste emozionanti parole ha abbracciato sua figlia.
Gerry Scotti ha salutato l'amico e collega con la lettura della Preghiera degli Artisti: "Leggo, senza titolo e senza merito, la poesia degli artisti, è una preghiera a dir la verità.
O Signore della bellezza, Onnipotente Creatore di ogni cosa,
Tu che hai plasmato le creature
imprimendo in loro l'impronta mirabile della tua gloria,
Tu che hai illuminato l'intimo di ogni uomo con la luce del tuo volto,
volgi su noi il tuo sguardo e abbi pietà di noi,
della nostra debolezza, della nostra povertà,
volgi i tuoi occhi sul nostro lavoro, sulle nostre fatiche di ogni giorno,
guardaci, siamo gli artisti, i tuoi artisti.
Siamo pittori, scultori, musicisti, attori, poeti, danzatori, sceneggiatori, (non ci sono i presentatori)
siamo i tuoi piccoli che amano vivere sulle ali della poesia
per poterti stare più vicino, e per aiutare i fratelli
a guardare più in alto nel tuo cielo
e più in profondità, nel loro cuore.
Perdonaci se siamo fragili, siamo incostanti, ma siamo uomini,
donaci la tua forza, quella che scopriamo nella tua Parola,
quella che sentiamo nella tua grazia,
quella che riceviamo dalla tua Eucaristia,
da quel pane spezzato che è comunione, fraternità e gioia.
Ti preghiamo per noi, per tutti gli artisti, per il mondo distratto,
fa' che possiamo aiutare tutti gli uomini a scoprire qualcosa di Te,
attraverso la nostra arte.
La nostra vita sia un canto di lode alla tua bellezza
e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini.
Donaci il tuo perdono e la tua benevolenza,
donaci il tuo Spirito di sapienza e di bellezza,
ispiraci con il tuo amore e la tua grazia,
donaci ali stupende affinché con l'arte ci innalziamo fino a te.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Signore e fratello nostro.
Amen."
Il canto con cui si è conclusa la messa è stato l'Ave Maria in latino.
Al momento dei saluti gli amici e i vip si sono raccolti intorno a Maria, ai figli e ai nipoti.
Anche all'esterno il pubblico di Maurizio Costanzo ha seguito la cerimonia con attenzione e silenzio, salvo poi lasciarsi andare a un applauso liberatorio alla fine di quelle parole pronunciate dalla figlia Camilla che ha ricordato l'eredità importante che ha lasciato a lei e ai fratelli, un insegnamento, l'umiltà, immaginandolo in paradiso nel corso di un talk show con Franco Bracardi che era la spalla musicale di Costanzo e Alberto Silvestri, la persona con cui, più di 40 anni fa si erano inventati il Maurizio Costanzo Show che per tantissimi anni ha fatto compagnia ai telespettatori italiani.
All'uscita, nel momento in cui la salma ha raggiunto Piazza del Popolo, è partita la musica del Maurizio Costanzo Show che si è potuta udire fino al momento in cui la bara è stata posizionata in auto, la sigla che Franco Bracardi ha suonato per tantissime volte.
L'applauso dei presenti è partito un'ultima volta per salutare Maurizio, ma anche per accompagnare Maria, qualcuno fra il pubblico gridava il suo nome, quel nome visto accanto alla bara di Maurizio su una corona di fiori.
Una volta lasciata la chiesa, il feretro ha percorso altri luoghi, nel corso di un secondo corteo, nel corso del quale è giunto al Teatro Parioli che è stato a tutti gli effetti la casa televisiva di Maurizio Costanzo, così come la sua casa televisiva è stata Mediaset, è lì che dopo un breve passaggio al Teatro Sistina è andato in onda per tutto il tempo il Maurizio Costanzo Show, poi il percorso è proseguito fino al cimitero del verano, dove Maurizio è stato tumulato.
All'esterno,
i giornalisti inviati da Verissimo ne ha approfittato per interpellare Valentino
Tocco, Enrico Brignano e Vittorio Sgarbi.
Valentino Tocco, ha lavorato per più di 40 anni con Maurizio e ha voluto ricordarlo così: "Ne ho tanti di ricordi, adesso scusate, ma veramente sono sopraffatto dall'emozione. Maurizio a parte una persona di una carineria, di una gentilezza, di come posso dire... Puntuale, c'aveva una cosa Maurizio la puntualità. E poi una persona, io più di una volta andavo con dei problemi, era sempre pronto ad aiutarti o comunque a darti il consiglio giusto, a tirarti su di morale se ce n'era bisogno, a trovare nei momenti di difficoltà, trovava sempre la parola giusta per rimettere in moto tutta la macchina e poi è una persona che io ho amato, lo amo e poi io ho avuto l'onore e il piacere di condividere con lui 40 anni della mia vita e io sono felice, perché lui era felice, eravamo felici, stavamo bene. Non so che dire, non lo so, è che vorrei dire tante cose, ma non me vengono adesso, sinceramente non me vengono, non me vengono... Maurizio ci insegnava a prendere la vita di sguincio come diceva lui, a prenderla un po' di sguincio. Tant'è vero che tante volte quando c'erano i problemi, era lui il primo a cercare di risolverli. Oppure mi ricordo, lui lo sai che con gli ascolti che sono un problema, il giorno dopo di un programma c'è la tensione e io mi ricordo che lui quando andavamo bene io lo guardavo e gli dicevo «ma che c'è?». Non era mai felice perché pensava e diceva però c'è la seconda puntata e ho capito, però c'è la prima, abbiamo fatto la prima, la seconda e no, ma c'è la terza, lui si rilassa va alla sesta puntata quando finivamo e allora si rilassava e diceva «vabbè allora abbiamo finito», a volte quando magari c'era qualche problema e andava meno bene, era il momento in cui lo vedevi più sollevato, ma comunque ti incoraggiava a far meglio e questo era lui. Penso di aver passato i 40 anni più belli della mia vita."
Enrico Brignano dal canto suo, ha invece ricordato così l'amico scomparso: "Ho fatto un conto, non ci sono riuscito a sapere quante puntate ho fatto, forse 30-40, ma tutte le volte che sono stato invitato è stato un momento particolare, anche della mia vita personale, lui ricordava tutto, sapeva tutto, anche se ti dedicava un tempo di un minuto, però voleva sapere, faceva domande che andavano al di là della professione, quindi un uomo che amava il suo popolo e amava gli amici, ci ha aiutato a tutti, insomma qui c'è stata una compagine di persone che sono state sostenute, supportate e aiutate anche più volte durante l'arco della propria carriera e per il bene degli amici, ma soprattutto per il bene del pubblico a casa che lo ha sempre amato. Io ricordo la sua golosità quindi quando infilava la mano di nascosto dentro al vassoio dei diplomatici, quello è un ricordo simpatico. Forse un aneddoto che io al primo Costanzo Show ero giovane, troppo giovane per capire l'importanza, declinai perché lui non mi invitò in platea, ma o meglio non sul palcoscenico, ma in platea, io così istericamente dissi «no, no, non è giusto, non credo sia giusto» e invece poi mi richiamò, mi diede una seconda chance e lì chiesi scusa per non essere andato insomma, però ecco adesso non finirò mai di ringraziarlo. Ciao a tutti, scusate (visibilmente emozionato)."
E poi Sgarbi, che grazie a Maurizio, in pochi istanti è divenuto uno dei personaggi più famosi in Italia: "È stato un attimo lungo e tale da non creare competizione fra lui e me, come fra lui e nessuno, perché lui era contento che noi fossimo capaci, che noi avessimo merito e il nostro successo era il suo, per cui oggi credo che Maria De Filippi non sia rimasta senza di lui, lo porta dentro di sé e continua a fare un programma che è un Maurizio Costanzo esteso a una dimensione più facile, quella delle coppie che si incrociano, si incontrano, per cui quello che lui ha fatto è un teatro del mondo, dove gli attori non sono attori che recitano una parte, ma recitano la loro vita, qualche vita più ricca, più intensa, più forte. Prima l'ho abbracciata e mi ha ringraziato per aver detto che Maurizio non è morto, perché lui non muore un'idea e quello che ha creato è un metodo di fare televisione che vive con la Toffanin, che vive con la Gruber, che vive con Del Debbio, con Porro e ognuno di loro infondo è una nazione di Costanzo.
Io ho detto che non può morire un'idea, per cui questo funerale non è un momento di malinconia, ma è la prova di quanto lui è riuscito a far diffondere una realtà che è l'incontro fra le persone, al teatro tu incontravi delle persone che non conoscevi e si stabiliva un rapporto che poteva terminare con l'imprevisto che è la forza più bella della televisione, che capiti qualcosa che non ti aspetti, ecco lui era alla ricerca dell'imprevisto.
Tra noi due il momento più divertente è stato nell'87, quando io sono arrivato e ho litigato con lui, avevo sbagliato obiettivo, perché litigare con gli ospiti era previsto ed era possibile, io l'ho fatto in extremis per fino con Mughini e abbiamo ancora una volta creato una situazione che non potevamo neppure immaginare, che ha creato divertimento. La prima volta, invece, dissi a lui che non ero convinto che avesse scelto bene gli ospiti e mi disse «beh, adesso lo faccia lei uno spettacolo come si deve.»
Poi ci siamo rivisti dopo anni e abbiamo cominciato questo lungo percorso dentro la vita, perché quello che ha fatto Costanzo è vedere tante persone che sono qua intorno che non hanno futuro, non hanno neanche passato, ma che forse hanno dentro di sé qualcosa che lui cercava di trovare e di mostrare davanti al mondo".
Anche Nek ha voluto ricordare Maurizio con un videomessaggio. Il cantante ha guadagnato popolarità reinterpretando Se telefonando, brano di Mina che porta fra le diverse firme, quella di Maurizio Costanzo.
"In questo giorno così triste voglio ricordare lo sguardo gioioso di Maurizio, ogni qualvolta mi ascoltava cantare la sua canzone, Se telefonando, canzone che porta la sua firma nel testo e che io ho avuto l'onore di poter reinterpretare, non dimenticherò mai quegli occhi pieni di compiacimento e da quel momento posso dire, siamo diventati amici, ci sentivamo ogni tanto per telefono e amava raccontarmi degli aneddoti soprattutto sulla costruzione di quel pezzo, sono vicino con la preghiera e con l'affetto alla famiglia, a Maria, ai figli, perché questo dolore, è un dolore difficile da contenere, ciao Silvia, ti mando un bacio, ciao Maurizio, non ti dimenticheremo."
Katia Ricciarelli ha partecipato alla diretta con Silvia Toffanin e la diretta si è conclusa con i suoi saluti: "sicuramente non ci sarà più uno come te, sono sicura di questo."
A seguire Alfonso Signorini: "guardandomi negli occhi lui mi diceva sempre, come stai?", ciò dimostra ancora una volta, a parte il suo lato professionale, la sua forza umana.
A questo punto, caro Maurizio, pur non avendo avuto purtroppo la fortuna di conoscerti, sono doverosi anche i saluti della nostra redazione, Comunico Caserta. Sarebbe stato bello avere l'onore di intervistarti, di rapportarci a te per poter imparare di più, tu che sei stato l'inventore del talk show, che hai rivoluzionato il nostro mondo, quello del giornalismo, rendendolo semplice e fruibile a tutti. Possiamo soltanto ringraziarti, avresti potuto fare ancora tanto per formare giovani talenti e dargli la possibilità di esprimersi nel migliore dei modi. Ci hai lasciato un modo di fare il nostro lavoro, sicuramente di qualità, speriamo tu possa fare grandi cose anche lassù. Ciao Maurizio, ci mancherai. Siamo vicini al dolore di Maria e dei tuoi figli, Camilla, Saverio e Gabriele.
MAURIZIO COSTANZO CONTRO LA MAFIA
Per la mafia Maurizio Costanzo doveva morire 20 anni fa, il 14 maggio 1993, si salvò per miracolo insieme a sua moglie Maria De Filippi.
A febbraio 1992 un gruppo di mafiosi capitanati da Brancaccio, della provincia di Trapani ((Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, Lorenzo Tinnirello, Cristofaro Cannella, Francesco Geraci) si spostò a Roma per uccidere Costanzo. Le armi e l'esplosivo necessarie per questi attentati furono nascoste in un'intercapedine ricavata nel camion di Giovanbattista Coniglio (mafioso di Mazara del Vallo) per essere trasportate a Roma e furono poi scaricate e occultate nello scantinato dell'abitazione di Antonio Scarano, uno spacciatore di origini calabresi, residente a Roma, legato a Messina Denaro.
Il gruppo organizzò diversi spostamenti a Roma, nel tentativo di rintracciare il giudice Falcone e il ministro Martelli, ma senza alcun successo.
I criminali decisero quindi di attaccare Maurizio Costanzo, iniziarono quindi a seguirlo per diverse sere, dopo le riprese del Maurizio Costanzo Show. Stando alle ricostruzioni del magistrato fu Salvatore Riina a ordire l'attacco contro Costanzo.
A maggio 1993 un altro gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e Corso dei Mille (Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Salvatore Benigno, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano) si portò nuovamente a Roma per compiere l'attentato a Costanzo e fu ancora una volta ospitato da Scarano, nell'appartamento di suo figlio.
Antonio Scarano accompagnò inoltre il gruppo con la sua auto, effettuò svariati sopralluoghi nella zona dei Parioli per individuare Costanzo e infine rubò una Fiat Uno.
Fu sempre Scarano a procurare un garage presso il centro commerciale "Le Torri" a Tor Bella Monaca, dove Lo Nigro e Benigno portarono l'auto rubata e sistemarono l'esplosivo al suo interno, dopo averlo prelevato dallo scantinato di Scarano.
Quella sera l'autobomba venne parcheggiata in via Fauro, ma non esplose a causa di un difetto del congegno, che Lo Nigro e Benigno ripararono il giorno seguente.
Era la sera del 14 maggio 1993, quando la Fiat Uno, imbottita di 70 kg di tritolo esplose in via Ruggero Fauro, vicino al Teatro Parioli di Roma.
Benigno schiacciò il pulsante con qualche istante di ritardo perché aspettava Costanzo su un'Alfa Romeo 164, mentre comparve una Mercedes blu non blindata, guidata dall'autista Stefano Degni e al cui interno sedevano il presentatore e la sua compagna Maria De Filippi.
Benigno ebbe quindi un attimo di esitazione, nel corso del quale Costanzo fu miracolato. Fortunatamente nessuno subì danni, neppure il cane, tuttavia fra il giornalista e sua moglie passò un infisso.
Maurizio non guidava l'auto e l'autista da cui era accompagnato solitamente, quella sera aveva un impegno, quindi ne chiamò un altro e fu utilizzata un automobile diversa.
Costanzo ha visto i criminali che tentarono di sottrargli la vita dietro le sbarre.
Maria De Filippi promise a suo padre che non sarebbe mai più salita in auto con il marito.
Risulta dai magistrati che Messina Denaro si fosse recato dapprima al Teatro Parioli, durante le riprese del Maurizio Costanzo show per capire se l'attentato si fosse potuto fare lì. Decisero però, di farlo nel momento in cui sarebbe uscito dai Parioli, così si evitò una strage.
Maurizio non si è mai pentito delle sue puntate contro la mafia, ritenendo che un buon giornalista debba essere pronto anche a questo, è quanto da lui affermato, anche nel 2019, quindi ben 16 anni dopo, nel corso di un'intervista a Domenica in di Mara Venier: "Io penso che i mafiosi siano mafiosi, io giornalisti debbano denunciare i mafiosi."
Poco dopo l'attentato Maurizio si espresse nel corso di un'intervista: "sono molto frastornato in questo momento, era una serata molto tranquilla, era molto di routine, la storia era molto tranquilla, forse di non routine c'è solo una cosa che io, proprio in maniera inusuale, quella sera non avevo la macchina che solitamente ho. Con me c'era lei, Maria De Filippi che è la persona che divide con me, fino a ieri le gioie, fino a questa notte le ansie, i rischi e i pericoli."
Maurizio Costanzo iniziò a denunciare la mafia nel 1991 con Michele Santoro, quando decisero di mandare in onda, contemporaneamente, l'uno su Canale 5 al Maurizio Costanzo Show e l'altro su Rai 3 a Samarcanda una diretta per parlare di mafia in prima serata.
Successivamente Maurizio ebbe come suo ospite Giovanni Falcone, il primo magistrato a capire l'importanza di schierarsi contro la mafia, poi bruciò la maglietta con la scritta "Mafia made in Italy" comprata in America, e intervistò la nuora di un importante mafioso, cercando di convincerla a lasciare la famiglia.
Diede voce alla sua lotta contro la mafia anche nel corso della trasmissione radiofonica "Un giorno da pecora".
Mara Venier nel 2019 chiese a Maurizio se avesse rifatto tutto ciò che aveva fatto. La sua risposta fu: "Se mi garantissero che va bene come stavolta sì. Poi io penso che il giornalista si deve occupare di certe cose, certo io devo dire che ho promesso allora, son passati 25 anni, a Maria, che mi sarei meno occupato di mafia, di cose, ecc."
Nel corso dell'esplosione i palazzi di via Fauro e quelli della vicina via Boccioni subirono gravi danni, inoltre crollò il muro della scuola che si trovava quasi di fronte al luogo della deflagrazione, rimasero danneggiate circa sessanta auto che erano parcheggiate e altre sei furono distrutte.
L'esecuzione dell'attentato fu ricostruita in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Vincenzo Sinacori, Francesco Geraci, Salvatore Grigoli, Pietro Romeo e, in particolare, quelle di Antonio Scarano, che aveva partecipato in prima persona all'attentato.
Nel corso di una sentenza per le stragi del 1993, tenutasi nel 1998, furono riconosciuti come esecutori materiali dell'attentato: Cristofaro Cannella, Salvatore Benigno, Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Gaspare Spatuzza, Francesco Giuliano e Antonio Scarano.
Nel 2008 Spatuzza iniziò a collaborare con la giustizia e negò la sua partecipazione all'attentato di via Fauro, dichiarando che Cosimo Lo Nigro si limitò ad avvertirlo a cose fatte.
Nel 2011 per le stragi del 1993 venne condannato anche Francesco Tagliavia che dichiarò che Spatuzza non fosse presente nel corso dell'attentato di via Fauro, soltanto perché non gli era stato ordinato di esserci e che Scarano fosse confusionario, attendibile nella sostanza, ma labile di memoria riguardo alle persone, alle date, ai dettagli e alle collocazioni temporali degli avvenimenti.
Domenica 26 febbraio 2023, tanti ospiti hanno popolato il salotto di Mara Venier, Domenica in, su Rai 1 e quello di Silvia Toffanin, Verissimo, su Canale 5 per omaggiare la memoria di Maurizio Costanzo. Diverse le personalità dello spettacolo, visibilmente emozionate nel corso di entrambe le trasmissioni, che hanno speso una bella parola per il giornalista.
Nel salotto di Mara Venier, era presente Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, che ha ringraziato Maurizio: "Non potevo mancare perché volevo soltanto dire 'Grazie' a Maurizio Costanzo. Grazie anche da tutta la società civile, perché nessuno ancora oggi si rende conto di quello che ha fatto Costanzo nella lotta contro la mafia. Lui rappresentava una tappa fondamentale con quelle trasmissioni di cui avete già visto alcuni filmati. Con quelle trasmissioni fece capire alla gente cos'era la mafia e la mafia da quel momento iniziò a morire perché inizio a perdere quel consenso che gli veniva dall'essere accettata dalla società, invece Costanzo fece comprendere che cos'era grazie anche alle parole di Giovanni e quindi io gli devo un grazie grandissimo."
Maurizio Costanzo non ha mai vissuto nella paura, anzi secondo lui l'unica cosa che avrebbe potuto sconfiggere la mafia organizzata era comportarsi normalmente, ha quindi continuato a comportarsi come aveva sempre fatto.
Maurizio poco tempo prima di morire ha potuto godere di un'ultima vittoria nei confronti del crimine organizzato, ha potuto gioire infatti, dell'arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto poco più di un mese fa, il 18 gennaio 2023.
A tal proposito il giornalista è stato interpellato dall'ANSA riguardo la cattura a Palermo di Matteo Messina Denaro e ha risposto: "È la dimostrazione che lo Stato ha vinto e soprattutto che non è colluso ma ci tengo a ringraziare molto anche i carabinieri. Confesso che questa mattina quando ho appreso la notizia dell'arresto mi sono emozionato, io per fortuna sono qui e posso essere testimone di questa giornata storica, al tempo sono sfuggito al peggio per miracolo, lo sappiamo ma sono passati tanti anni e le cose sono cambiate, appartiene al passato".
Maurizio ha avuto il suo piccolo riscatto.