MACERATA CAMPANIA, il maestro Gragnaniello ha emozionato una piazza gremita di gente.

14.09.2022

di Anita Pascarella

Domenica 11 settembre il maestro Gragnaniello ha emozionato una piazza gremita di gente, concludendo il concerto con un'emozionante ed originalissima esibizione insieme ai bottari di due suoi bellissimi brani: 'Stù Criato e Cu'mme (un bis a grande richiesta).

Non sono mancati altri grandi successi quali: Indifferentemente, L'erba cattiva, Alberi (presentato nel 1999 a Sanremo con Ornella Vanoni e presente nel suo album Oltre gli alberi di quello stesso anno); estratti dal suo penultimo album del 2019 "Lo chiamavano vient' 'e terra" (di cui ricordiamo Si tu me cunusciss' e Povero munno) e dal suo ultimo lavoro discografico " Rint' 'o post sbagliato".

Fin da bambino Enzo, ha iniziato a dedicarsi alla musica e la sua passione è nata proprio da piccolo quando scendeva in un night club sito a Napoli, dove è nato ed ha sempre vissuto, qui vi era un juke-box e la sera si esibiva un complesso che faceva brani americani.

Anche se i suoi genitori lo chiamavano per farlo risalire a casa, lui stava sempre ad ascoltare la musica nei juke-box, gli artisti che prediligeva erano Otis Redding, Elvis Presley, Johnny Duggan, rincasando nel vicolo si sentivano le canzoni napoletane.

Tutto ciò ci dimostra, come afferma lui stesso nel documentario dedicatogli ossia Radici, che vivesse pensando, sognando determinate cose, ha sempre avuto il desiderio di cantare.

Spesso prendeva un recipiente e si divertiva a suonarci sopra, non cantava canzoni, ma emetteva dei suoni tribali, simili a quelli degli indiani.

È proprio in questo modo che è partita l'avventura di quest'artista, che nonostante i tanti anni di carriera, ha sempre mantenuto la sua umiltà, la sua bontà, la sua dolcezza e la sua disponibilità.

Tutte componenti caratteriali dimostrate anche nel corso dell'intervista che mi ha concesso.

L'INTERVISTA

D: Possiamo darci del tu?

R: Certamente.

D: Come è nata la tua passione per la musica?

R: Io penso che la musica è un'energia invisibile, è così, o ti prende o non ti prende, secondo me è lei che mi ha preso a me.

D: Tu hai fatto anche dei film come Radici del 2011? Ti piacerebbe ripetere un'esperienza cinematografica con altri film?

R: Ma io non sono un attore, però un film su di me, sarebbe bello.

D: Radici è un anche un po' un film su di te.

R: Si quello è un docufilm, sarebbe bello fare un docufilm perché ci sono molte cose da raccontare, capito.

D: Come è nata la tua passione per la musica tribale da cui è partita tutta la tua esperienza quando eri bambino? Ripetendola un po' stasera durante l'esibizione con i bottari quali sono le sensazioni che hai provato?

R: Ma io quando faccio delle cose così, che hanno un carattere rituale, mi sento bene perché sento delle cose meravigliose, è una cosa che parte dalla Terra però per arrivare al cosmo, dalla Terra per arrivare all'universo.

D: Da dove nasce l'ispirazione dei tuoi brani?

R: Guarda io non è che penso, io vengo ispirato.

D: Nel 1999 hai inciso un brano con Ornella Vanoni "Alberi", poi riproposto nell'album "Oltre gli alberi", come è nata questa collaborazione?

R: È nata perché io avevo come produttore discografico Caterina Casella che mi fece la proposta di andare a Sanremo, quando le disse che c'era la possibilità di cantare insieme ad Ornella, fare una cosa insieme, mi piacque molto il connubio, cantare con una grande artista, poi c'era anche la canzone giusta per cantarla.

D: Nel 2021 hai creato l'ultimo album, come è nata l'idea e qual è il brano che ti è più caro?

R: Ma sai, questo è un po' un disco che nasce dopo la pandemia, tutt sti cos ca, per cui alcune cose le ho scritte durante la pandemia, altre cose già stavano in cantiere.

La canzone più che mi interessa non lo so, perché quello è tutto un viaggio, però c'è una canzone che avevo scritto più di trent'anni fa, non l'avevo mai cantata e sta nel disco, è l'ultimo brano, la canzone si chiama Quant'ammore.

D: Qual è invece il brano di tutta la tua carriera che ti è più caro e perché?

R: Ma ce ne stanno più di uno, uno sicuro è L'erba cattiva che mi appartiene molto, poi ci sta Vasame, diciamo che la canzone più intimista mia si chiama Senza voce.

D: Come ricordi Mia Martini? Cosa puoi dirci delle sensazioni provate durante il duetto sulle note del brano napoletano ormai diventato storico "Cu mme" scritto dalla stessa Mimì e ricordato nel corso della serata insieme a "Donna"? (Qui ammetto che c'è stata una mia piccola gaffe, il brano in realtà lo ha scritto Gragnaniello, che tuttavia ha reagito a questo mi errore col sorriso senza farmelo pesare. È anche qui che si vede la grandezza e l'umiltà del grande artista).

R: Cu mme l'ho scritta io, non l'ha scritta Mimí (ride).

D (piuttosto imbarazzata): Ah ok.

R (prosegue, ridendo umilmente): La collaborazione è nata perché io avevo già scritto Donna ed altre canzoni per Mimí, Roberto Murolo stava facendo il disco in coppia con altri artisti. Io già stavo collaborando con Mimí e pensai di chiamarla e fargli fare questo duetto insieme a Roberto Murolo. La canzone stavo comunque cominciando a scriverla, quando poi è arrivata questa situazione mi è venuta l'idea di scrivere la parte per Roberto Murolo che per me era la voce del mare ed in quel periodo stava preparando il disco ed io con l'amicizia che avevo con Mimí le proposi di cantare, lei felicissima poi figurati perché amava Napoli in una maniera viscerale proprio.

Poi Donna invece la scrissi un po' di anni prima, nell' 85 perché mi presentarono Mimí in una manifestazione che stava a Napoli, vicino a Napoli. L'ho incontrata e questi impresari mi chiedevano di scrivere qualche brano per lei, perché la volevano produrre e quando la vidi cantare mi venne l'idea di scriverle Donna.

D: L'ultima domanda. Che rapporto hai con il collega James Senese, viste le diverse collaborazioni sia musicali che di presenza all'interno del film?

Come e cosa ricordi invece di Pino Daniele?

R: Cu James siamo molto amici, abbiamo lo stesso linguaggio si può dire, per cui ci vogliamo bene, ci viene naturale diciamo di collaborare insieme.

Con Pino eravamo piccoli e andavamo a scuola insieme, nella stessa classe, abbiamo fatto le classi elementari ed avevamo un rapporto fraterno che va oltre l'artista. Quando ci incontravamo non parlavamo mai di musica, ridevamo solo, perché poi Pino era simpatico, faceva un sacco di battute.

D: Si anche lui amava tantissimo Napoli poi, quindi...

R (ride, di una solarità che mi ha messa davvero a mio agio e mi ha permesso da subito di entrarci in sintonia): È certo, chiù napoletano di lui.

A: Grazie mille maestro.

E: Spero che qualcosa lo sia riuscita a captare.

Infatti, purtroppo non è stata un'intervista facile a causa del rumore dei bottari e dei fuochi d'artificio sparati proprio dietro al palco, ma alla fine sono riuscita a captare bene tutti i messaggi.

Ancora grazie infinite maestro.